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lunedì 16 settembre 2013

Roberto Costantini - "Alle Radici del Male"

Autore: Roberto Costantini
Titolo: "Alle Radici del Male"
Edizione: Marsilio - Farfalle - I Gialli
Anno: 2012

Dopo "Tu Sei il Male", Costantini torna ad occuparsi delle vicende del commissario Balistreri con il secondo capitolo della trilogia, intitolato "Alle Radici del Male".
Ed è proprio dalle radici, nel passato dello stesso Balistreri, che il romanzo parte per introdurci in questa nuova indagine. Come sempre la scrittura è scorrevole, forse anche più che nel primo capitolo della saga. Per riuscirci, Costantini rinuncia a qualche preziosismo nello stile, sfruttando più di frequente similitudini ed espressioni colloquiali, invece di ricercare qualche metafora più originale e interessante. L'obiettivo, in ogni caso, è perfettamente centrato e riesce a coinvolgere il lettore anche con vicende che poco o nulla hanno di giallo, così ci troviamo a correre, pagina dopo pagina, seguendo le vicende di un giovane Balistreri nella Libia coloniale. Il suo rapporto conflittuale con il padre, l'infinita stima nei confronti della madre, la poca voglia di studiare e l'amicizia che lo lega agli altri ragazzi con cui fonderà la Mank, indipendentemente da colore della pelle ed estrazione sociale.
E' un Balistreri simile eppure diverso da quello che avevano imparato a conoscere in "Tu Sei il Male". E' spavaldo, spesso incosciente del pericolo come il Balistreri dell'82, ma ha anche dei principi e degli ideali (seppur non sempre condivisibili, anzi!), cosa ben diversa dal disincantato nichilista che sarebbe divenuto in seguito.
Come nel primo terzo della trilogia, anche "Alle Radici del Male" presenta una sorta di suddivisione in due. A una prima parte ambientata in Libia alla fine degli anni '60 (indubbiamente la migliore e più riuscita per la ricostruzione storica e la scorrevolezza della trama), ne fa seguito una seconda che è il diretto proseguo delle vicende dell'82 narrate nella prima parte di "Tu Sei il Male". In questo modo i due romanzi si intersecano raccontando pezzi di un'unica storia: quella di Balistreri, la sua evoluzione, la sua maturazione, la sua crescita interiore.
Proprio il personaggio di Balistreri è uno degli elementi che riescono a far spiccare il romanzo di Costantini dalla massa. Al di là delle indagini e dell'intreccio (in entrambi i libri con alcuni passaggi decisamente un po' forzati nella seconda metà, al fine di far quadrare il tutto), oltre allo stile molto pulito e scorrevole di Costantini, è proprio la crescita del protagonista a rendere interessante la lettura. La stessa persona, in periodi diversi della sua vita, sembra quasi personaggi diversi, con umori, idee, reazioni, quasi agli antipodi. Certamente uno dei meriti dell'autore è proprio quello di riuscire a caratterizzare Balistreri tanto bene. Così bene che, anche quando si dimostra uno stronzo fatto e finito (e vi assicuriamo che più si va avanti, peggio cose si scoprono su di lui e su ciò che è capace di fare, perchè, come si suol dire "il lupo perde il pelo, ma non vizio"), si fa fatica a staccarsi dalla pagina.
Non tutto, naturalmente, sulla storia e il passato del commissario è già stato narrato, per cui rimane abbondante materiale per il terzo volume, che chiaramente siam molto curiosi di leggere.

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